Avviso di accertamento Agenzia delle Entrate: come difenderti

L’avviso di accertamento che puoi ricevere dall’Agenzia delle Entrate ti mette di fronte ad una tipologia di controllo molto invasiva.

Come ci si può difendere in questi casi? Ci sono delle situazioni che addirittura rendono nullo l’avviso di accertamento?

Le norme in materia disciplinano l’azione del Fisco per tutelare maggiormente i contribuenti nel momento in cui sono poste in essere delle ispezioni a loro sfavorevoli.

Tuttavia, molto interessanti sono le pronunce avute in giurisprudenza che vanno a chiarire dei punti nebulosi della normativa. Costituiscono un valido appiglio che il contribuente può sfruttare per riuscire a difendersi meglio contro condotte poco chiare.

Vediamo nello specifico cos’è l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate e come puoi tutelarti sfruttando ciò che stabilisce la normativa e la Corte di Cassazione.

Cos’è l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate?

L’avviso di accertamento è un atto che l’Agenzia delle Entrate utilizza per comunicare in modo formale al contribuente la pretesa tributaria. Viene notificato a seguito di attività di accesso, ispezioni e verifiche fiscali che siano state svolte all’interno dei suoi locali.

Nell’avviso di accertamento sono indicati imponibili ed aliquote, le imposte liquidate e le ritenute, l’ufficio dove è possibile richiedere informazioni, i termini e le modalità per il pagamento e l’organo giurisdizionale competente.

Trattandosi di una forma particolarmente invasiva, la normativa tributaria ha posto dei vincoli per il suo esercizio. Questi devono essere osservati dall’Amministrazione tributaria, pena la nullità dell’atto.

Il termine per la notifica dell’avviso di accertamento

Il primo limite che il Fisco deve rispettare è quello di poter notificare l’avviso di accertamento solo dopo che siano trascorsi 60 giorni dal momento in cui sono stati operati gli accessi, le ispezioni e le verifiche fiscali presso i locali del contribuente.

Come mai deve essere osservato questo termine?

Il contribuente, dal canto suo, deve avere un congruo lasso di tempo a disposizione per poter presentare le proprie richieste oppure delle osservazioni.

Inoltre, come obbligo aggiuntivo, l’Amministrazione finanziaria deve anche redigere e consegnare il processo verbale di chiusura delle operazioni a seguito dell’accesso che ha effettuato.

La Corte di Cassazione ha ribadito più volte questo obbligo.

Il rispetto del limite è molto importante dal punto di vista del contribuente che sia intenzionato a difendersi nei confronti di un avviso di accertamento. Proprio sulla base di questo, può avere o meno la possibilità di presentare un ricorso davanti alla Commissione Tributaria Provinciale per esprimere la propria posizione.

In più di una situazione, la Corte di Cassazione si è pronunciata sostenendo che il processo verbale di chiusura delle operazioni debba sempre essere consegnato a seguito di qualsiasi atto di accertamento, di controllo o di ispezione, non essendoci nessuna differenza tra tutti questi casi.

La redazione del verbale è necessaria anche nel caso del cosiddetto “accesso breve” perché, in ogni caso, si tratta di un accesso nei locali del contribuente al fine di reperire documentazioni ed elementi a lui sfavorevoli.

L’accertamento emesso anticipatamente è nullo

Di nuovo ritorna l’importanza del rispetto del termine di 60 giorni dal momento in cui si sono chiuse le operazioni di verifica da parte dell’Amministrazione finanziaria.

La Corte di Cassazione ha dichiarato nullo un avviso di accertamento che era stato firmato prima che fosse trascorso il termine dei 60 giorni, anche se notificato dopo il loro decorso.

A seguito di un ricorso da parte di un contribuente, la Corte di Cassazione ha stabilito con una sentenza che il termine di 60 giorni decorre dal momento in cui viene firmato l’avviso di accertamento.

Questa sentenza è molto importante per tutti coloro che intendono difendersi da un avviso di accertamento che sembra non rispettare la normativa in materia. Fissa in modo inattaccabile il momento dal quale decorre questo termine così tanto importante per l’Amministrazione finanziaria.

La Suprema Corte ha quindi sancito che un atto sottoscritto dal funzionario in una data anteriore rispetto alla scadenza del termine di 60 giorni debba essere considerato illegittimo.

Il termine dà la possibilità al contribuente di far valere le proprie ragioni.

Il difetto di motivazione rende nullo l’avviso di accertamento

L’avviso di accertamento deve sempre essere motivato e anche questo obbligo garantisce al contribuente di poter effettuare un corretto esercizio del suo diritto di difesa.

Cosa significa che l’atto deve essere motivato?

Deve specificare al destinatario le ragioni giuridiche e di fatto che sono alla base dell’avviso di accertamento stesso.

In realtà, si tratta di un principio valido a carattere generale. Ogni atto della pubblica amministrazione deve essere motivato. Per esempio, l’atto a conclusione del procedimento amministrativo deve contenere al suo interno una chiara e fedele ricostruzione degli elementi che hanno portato l’autorità ad adottarlo. In questo modo, il destinatario può esercitare il suo diritto di difesa.

Di nuovo la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi in materia. Ha dichiarato nullo un avviso di accertamento che era stato impugnato dal contribuente in quanto non presenti il petitum e la causa petendi. Inoltre, non erano stati allegati i documenti aggiuntivi a cui faceva riferimento.

La decisione esprime il generale diritto di difesa del cittadino. Quest’ultimo può validamente difendersi nei confronti dell’amministrazione solo nel momento in cui conosca anticipatamente e concretamente le ragioni del suo agire.

Fare leva sull’imprescindibilità del diritto alla difesa

Un elemento importante che abbiamo già citato è quello dei documenti aggiuntivi. Nel momento in cui l’avviso di accertamento si basi sulla presenza di altri documenti, questi devono essere allegati per informare compiutamente il contribuente di ciò che sta avvenendo nei suoi confronti.

Un caso similare è stato portato di fronte alla Corte di Giustizia UE proprio perché il destinatario dell’avviso non aveva ricevuto i documenti su cui si basava la posizione dell’Amministrazione.

Il contribuente ha diritto di conoscere tutte le informazioni sulle quali si fonda l’avviso per far valere il suo diritto alla difesa.

Inoltre, il contribuente ha anche il diritto di manifestare il proprio punto di vista sugli elementi che l’Amministrazione pone a fondamento della sua decisione. Per questo è fondamentale che li conosca.

Per difenderti da un avviso di accertamento puoi valutare se tutti gli elementi di cui ti abbiamo parlato siano presenti.

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