Diseredare un erede legittimo: presupposti e procedura

Diseredare un soggetto dal proprio testamento è un’azione che comporta disonore a chi la subisce. 

La diseredazione può avvenire per svariati motivi, ad esempio hai tenuto un comportamento gravemente lesivo o disonorevole nei confronti del defunto o della famiglia. 

La legge stessa infatti consente al testatore di diseredare un erede legittimo impedendogli di acquistare il patrimonio del defunto. 

Tale volontà può essere espressa direttamente con una clausola all’interno del testamento.

Con questa clausola il testatore manifesta la volontà di escludere dalla successione un determinato soggetto.

Differenze tra diseredazione e indegnità 

La differenza tra diseredazione e indegnità è d’obbligo in quanto molto spesso sono istituti che vengono confusi. 

Essendo stato diseredato nel testamento sarai per legge immediatamente escluso dalla successione. 

Con indegnità invece sarai tagliato fuori dall’eredità e dalla sua disposizione solo dopo la dichiarazione del Tribunale.

Nell’attesa che venga stabilita la sentenza continuerai ad avere la piena disposizione di tutti i beni del testamento.

Dunque la diseredazione è il modo, pur sempre con dei limiti, più rapido e sicuro di escludere un soggetto dalla successione. 

Cause di indegnità

La legge stabilisce delle cause legali di esclusione di un soggetto dall’eredità per indegnità

Si trattano di circostanze molto gravi, tra le quali: 

  • Aver commesso dei particolari reati (ad esempio omicidio o violenza), contro il testatore, i suoi parenti o il coniuge;  
  • Perdita definitiva della potestà sui figli; 
  • Aver fabbricato un testamento falso; 
  • Aver indotto con violenza o dolo il testatore a modificare, revocare o impedire il proprio testamento (articolo 463 del Codice Civile). 

Diseredare nel testamento 

Vediamo invece adesso cosa succede se ti comporti in maniera violenta ma non rientri nei casi di indegnità appena descritti. 

Qui entra in campo la diseredazione, attraverso la quale il testatore per punire il tuo comportamento stabilisce nel testamento stesso di volerti escludere dalla successione. 

In questo caso non erediterai nulla e tutti i beni del defunto andranno a tutti gli altri eredi. 

Diseredare: Limiti 

Tuttavia vediamo che non tutti gli eredi possono essere diseredatiin questo limite rientrano infatti gli eredi legittimari. 

Non è infatti possibile escludere dalla successione quei soggetti ai quali “la legge riserva una quota di eredità o altri diritti” (articolo 536, primo comma, Codice Civile) ovvero il coniuge, i figli e gli ascendenti.

Infatti se sei un figlio, un genitore, un nonno, un nipote o il coniuge del testatore godi di una speciale immunità perché la legge ti garantisce sempre una quota dell’eredità.

La quota dunque riservata agli stretti congiunti del testatore è intangibile e rappresenta un limite invalicabile

Se rientri in questa categoria e fossi stato diseredato, potrai impugnare il testamento e ottenere, attraverso una sentenza del Tribunale la restituzione di quanto ti è dovuto.

In termini più specifici potrai esercitare azione di riduzione per ottenere la reintegrazione della quota di riserva come stabilito dagli articoli 553 e seguenti del Codice Civile.

La Corte di Cassazione si è pronunciata in tal senso con la sentenza n. 8352 del 2012, con la quale ha ribadito la validità della diseredazione nei confronti di quei soggetti che non ricadono nella fattispecie degli eredi legittimari. 

Ma attenzione perché la dottrina ha sostenuto allo stesso tempo la validità di una clausola in cui consente la diseredazione anche dei legittimari (figli, nonni, genitori, nipoti e coniugi).

Ad esempio nel caso tu sia l’unico figlio del testatore al quale va obbligatoriamente una quota dell’eredità. tuo padre potrebbe nominare come erede universale (di tutta l’eredità) un altro soggetto Tizio, eliminandoti di fatto dall’eredità. 

Questa clausola dà la possibilità al testatore di non diseredarti direttamente e dunque andando contro la normativa vigente che gli impedirebbe ciò, essendo tu un erede diretto, ma gli consente di ottenere comunque gli stessi effetti. 

Clausola di diseredazione nel dettaglio

La Corte di Cassazione (sentenza n. 8352/2012), con testuali parole stabilisce che:

La clausola di diseredazione, valida solo se inserita in un testamento in cui siano presenti anche disposizioni positive, acquista validità ed efficacia anche in un testamento che esaurisce il suo contenuto nella stessa diseredazione se si rinviene nel medesimo una volontà implicita di effettuare anche attribuzioni patrimoniali a favore di altri soggetti.

Secondo gli Ermellini il punto critico di questo indirizzo è costituito proprio dal significato che viene attribuito al termine “dispone” contenuto nel primo comma dell’articolo 587 del Codice Civile.

Esso non può essere interpretato solo nel senso di attribuzione di beni od istituzione di eredi e legati posto che il testatore può disporre del proprio patrimonio anche attraverso destituzioni.

La diseredazione infatti, escludendo il successibile, comporta inevitabilmente una disposizione del patrimonio ereditario post mortem: in presenza di un testamento che contiene la sola volontà destituiva senza istituzione di eredi o legatari si aprirà la successione legittima a favore dei soggetti non diseredati, successione che sarà influenzata dalla mancanza del diseredato.

L’esclusione del successibile, infatti, potrà comportare la chiamata ex lege di uno o più soggetti che altrimenti sarebbero stati esclusi dalla successione oppure determinare l’incremento della quota di eredità spettante, sempre ex lege, al non diseredato.

La clausola di diseredazione ha sempre natura patrimoniale proprio perché rappresenta uno dei possibili mezzi attraverso i quali il testatore può disporre dei suoi beni e pertanto non può mai incidere sulla validità ed efficacia del testamento nemmeno quando quest’ultimo contiene la sola manifestazione di volontà ablativa.

Sulla base di queste argomentazioni la Suprema Corte ha affermato il principio di diritto secondo cui “E’ valida la clausola del testamento con la quale il testatore manifesti la propria volontà di escludere dalla propria successione alcuni dei successibili”.

Detto principio è stato ribadito anche dalla successiva giurisprudenza di legittimità (Cassazione Civile, sentenza 17 ottobre 2018 n. 26062).

I tre orientamenti sulla clausola di diseredazione 

In base a quanto è stato stabilito nelle sentenze appena enunciate vediamo però che si sono creati tre diversi tipi di orientamenti su cui ancora adesso si discute. 

Il primo è quello più “positivo” che sono a favore dell’ammissibilità di una diseredazione espressa, prettamente legato alla libera volontà testamentaria del testatore. 

In termini più esemplificativi il testatore può scegliere in base alla sua volontà qualsiasi cosa del proprio testamento anche di includere la clausola di diseredazione. 

Un secondo orientamento invece è molto negativo, esclude categoricamente la clausola di diseredazione. 

Tale tesi si basa su una lettura restrittiva dell’articolo 587 del Codice Civile, che verte sulla base del contenuto del testamento che deve essere attributivo. 

Il terzo orientamento invece è un intermezzo tra i due precedenti. Secondo questo la diseredazione sarebbe valida in quanto non consistente in una specifica ed autonoma disposizione negativa.

Viceversa si tratterebbe dell’istituzione, “positiva” e implicita, dei successori ex lege, con l’esclusione del diseredato.

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