Impugnare una cartella di pagamento: come farlo?

Negli ultimi anni, ricevere una cartella di pagamento è sempre stata una tragedia per il contribuente italiano. Però non deve essere necessariamente così.

Se ritieni di non essere debitore di alcunchè, prima di procedere al pagamento devi verificare i dati riportati nella cartella di pagamento: nello specifico, controllare che il debito sia reale e che non siano decorsi i termini di prescrizione o di decadenza,  che gli interessi siano stati calcolati correttamente ecc..

Se i suddetti elementi non ti convincono, non disperare!

Puoi impugnare una cartella di pagamento e far valere le tue ragioni. Ma prima di spiegarti come impugnare una cartella di pagamento, illegittima, devi sapere cos’è una cartella di pagamento e quali sono i termini, le cause e i benefici che puoi ottenere se la impugni.

Procediamo per gradi.

Cos’è una cartella di pagamento?

La c.d. cartella di pagamentocartella esattoriale è l’atto che l’Agente della Riscossione, un tempo Equitalia, ora Agenzia delle Entrate o Riscossione, emette nei confronti del contribuente al fine di comunicargli di essere stato delegato da un Ente creditore, ossia una pubblica amministrazione, per recuperare l’importo dell’imposta da lui stesso non pagata.

Nello specifico, l’Ente creditore può essere una pubblica amministrazione come l’Agenzia delle Entrate, Inps, Inail, Comuni e uffici collegati.

La cartella di pagamento, invece, deve indicare al suo interno:

  1. il tipo di imposta non pagata;
  2. l’anno cui si riferisce l’omissione di pagamento;
  3. l’Ente titolare del credito;
  4. la data di iscrizione a ruolo del tributo, ossia l’atto con cui il creditore formalizza il proprio credito incaricando l’agente della riscossione per il recupero;
  5. l’importo che deve essere pagato comprensivo di interessi, sanzioni e aggio;
  6. il nome del contribuente debitore;
  7. le modalità e i termini per fare ricorso contro la cartella stessa.

Perché è necessario che tu sappia cos’è la cartella esattoriale?

Perchè, innanzitutto, devi avere ben chiaro che la cartella esattoriale non è un semplice sollecito di pagamentocome può essere una diffida inviata da un avvocato.

La cartella di pagamento è l’avvertimento ultimo per pagare il debito o per presentare opposizione entro il termine indicato.

Giuridicamente parlando, infatti, si dice che la cartella ha la natura dell’ atto di precetto, l’avvertimento ultimo, e del titolo esecutivo.

In altre parole, alla scadenza del termine indicato, la cartella diventa titolo esecutivo e l’Agente della Riscossione può procedere direttamente con il pignoramento, senza ritenersi necessario l’intervento del giudice per ottenere l’accertamento dell’imposta dovuta e la condanna al pagamento dell’importo.

Fatta questa premessa, sorge spontaneo l’interrogativo circa i termini per impugnare la cartella di pagamento e le cause dell’impugnazione.

I termini per impugnare una cartella di pagamento

Il contribuente deve contestare la cartella di pagamento prima che diventi definitiva, entro determinati termini e innanzi alla rispettiva Autorità competente.

I termini di impugnazione variano a seconda dell’oggetto della cartella di pagamento:

  • 60 giorni se la cartella ha ad oggetto un’ imposta (es. tasse e tributi): l’Autorità giudicante competente è la Commissione Tributaria Provinciale, previo esperimento della mediazione tributaria per debiti fino a 50.000,00 euro;
  • 30 giorni se la cartella ha ad oggetto una contravvenzione per violazione al codice della strada (es. multa stradale): l’Autorità competente è il Giudice di Pace.         
  • 40 giorni se la cartella ha ad oggetto contributi previdenziali dovuti all’Inps o all’Inail: l’Autorità competente è il Tribunale Ordinario, sezione lavoro.           
  • 20 giorni in caso di impugnazione del pignoramento per vizi formali o procedurali.

Le cause di impugnazione della cartella di pagamento

Dimostrare di aver pagato il debito che ti viene richiesto è, senza ombra di dubbio, la principale causa di contestazione di una cartella esattoriale per ottenere l’annullamento del debito.

Ci sono anche altre possibili cause per impugnare una cartella di pagamento, non di minore importanza, che riguardano:

  1. Il termine di prescrizione dei debiti esattoriali: si tratta di uno strumento posto a tutela del contribuente che impone al creditore un certo tempo per pretendere quanto dovutogli.
    Se questo periodo di tempo trascorre senza che il creditore abbia     comunicato o notificato di voler riscuotere il dovuto, il debito si considera cancellato d’ufficio. 

Ma vi è di più. Il termine di prescrizione di una cartella varia a seconda del tributo:

  • Cartelle per IRPEF, IVA, IRAP, imposta di registro è di 10 anni;
  • Cartelle per INPS, Multe stradali: 5 anni;
  • Bollo auto: 3 anni.
  1. Il termine di decadenza dei debiti esattoriali: è il termine entro cui deve essere notificata la cartella dalla data in cui è stata iscritta a ruolo il tributo non pagato.
    La cartella può essere impugnata se viene notificata dopo questo lasso di tempo.
    Il rispetto del termine di decadenza e di prescrizione della cartella di pagamento è molto importante perché si tratta di termini perentori che, quando non vengono rispettati, rendono la cartella nulla.

Ora che hai capito cos’è una cartella di pagamento e quali sono i termini e le cause principali di impugnazione ti spiegherò come impugnare la cartella esattoriale.

Come impugnare una cartella di pagamento?

Ebbene, fatte le premesse necessarie in merito all’argomento che stiamo trattando, devi sapere che esistono tre modi per impugnare una cartella esattoriale illegittima, ossia tramite:

  1. Annullamento in autotutela: il contribuente comunica, tramite modulo apposito o per via telematica, a mezzo raccomandata a/r o pec, all’Agente della Riscossione e all’Ente creditore i motivi per cui ritiene che la cartella esattoriale emessa nei suoi confronti sia illegittima.
    In altre parole, il contribuente segnala all’amministrazione l’errore in cui essa è caduta, sollecitandola a riconsiderare la     legittimità della cartella esattoriale ed, eventualmente ad annullarla.
    Il limite di tale istanza è che non sospende i termini per far ricorso al giudice qualora l’amministrazione non risponda o rigetti     l’istanza.
  2. Richiesta di sospensione dell’esecuzione: si tratta di una comunicazione stragiudiziale che il contribuente effettua all’Ente creditore allegando tutta la documentazione che comprova il pagamento già effettuato di quanto richiesto nella cartella esattoriale.
    Se l’Ente non risponde il debito viene meno.
  3. Impugnazione giudiziale: si tratta di un ricorso con cui il debitore impugna, attraverso il proprio difensore di fiducia, la cartella esattoriale innanzi all’Autorità giudiziaria competente, interrompendo così i termini per cui la cartella diventerà un atto esecutivo.

In conclusione, se vuoi impugnare una cartella di pagamento che ritieni illegittima puoi seguire due procedimenti diversi: o proporre ricorso in autotutela all’amministrazione o proporre ricorso al giudice competente. 

Conclusione

L‘autotutela è sicuramente il procedimento più celere ed economico, poiché non necessita dell’intervento di un legale. Tieni ben presente, però, che tale ricorso viene presentato allo stesso organo che ha emesso la cartella esattoriale e, pertanto, si tratta di organo non imparziale. Quindi, considerato tale limite, l’autotutela è consigliabile solo in caso di vizi palesiincontestabili come per es. il pagamento già avvenuto.

Il ricorso al giudice competente, invece, è sicuramente un procedimento più lungo e costoso perchè necessita dell’intervento del difensore però, d’altra parte, apre un contraddittorio davanti a un giudice terzo ed imparziale.

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