Patrimonio aziendale: come difenderlo

La tutela del patrimonio aziendale presuppone un’adeguata conoscenza degli strumenti a disposizione. Garantire un sistema organizzato di gestione aziendale passa anche attraverso l’adozione di rimedi giudici volti a scongiurare l’aggressione dei creditori.

Il sistema di tutelamaggiormente utilizzato per via del suopeculiareeffetto nei rapporti debitori, sono i cosiddettivincoli destinatori. Questi, infatti, generano una segregazione patrimoniale, il che offre la massima tutela patrimoniale. In poche parole, grazie ad alcuni strumenti giuridici previsti nel nostro ordinamento giuridico è possibile creare dei veri e propri patrimoniali non aggredibili dai creditori, se non entro specifici limiti previsti dalla legge.

Inevitabilmente, tali strumenti vanno ad incidere sulla cosiddetta responsabilità generale dei soggetti di diritto ai sensi dell’art. 2740 c.c il quale dispone che chiunque risponde, al fine di estinguere i debiti contratti, con tutto il suo patrimonio, presente e futuro.

Tali istituti, e molti altri, sono utili anche al fine di proteggere il patrimonio aziendale. È normale che tu non voglia veder andare in fumo anni di fatiche, anche perché i pericoli che minacciano il tuo patrimonio aziendale sono veramente tanti.

Non li conosci ancora tutti? Lascia che ti spieghiamo quali sono le minacce che gravano sul patrimonio aziendale e quali sono, dall’altra parte, gli strumenti che il diritto italiano mette a tua disposizione per proteggerlo ed evitare di veder sfumare tanti anni di lavoro.

Laddove fossi interessato, ti invitiamo nella prosecuzione della lettura. Con il presente articolo ci proponiamo di offrirti un quadro esaustivo degli strumenti a tua disposizione per tutelare il patrimonio aziendale.

1. Cos’è il patrimonio aziendale?

In genere, quando si parla di “patrimonio” si fa riferimento al complesso di rapporti giuridici attivi e passivi che fanno capo ad un determinato soggetto, persona fisica o giuridica che sia. Chiunque, dunque, può essere titolare di un patrimonio, il quale, come sopra anticipato, può essere aggredito, nei limiti e nelle forme previste dalla legge, da parte dei creditori al fine di soddisfare le relative pretese di credito. Il patrimonio, infatti, rappresenta una vera e propria garanzia per i creditori i quali, a seconda della consistenza patrimoniale del debitore (ovvero a seconda dell’entità del patrimonio del proprio debitore) decidono se stipulare stringere determinati accordi oppure no.

In genere le persone hanno un singolo patrimonio, tuttavia, ci sono alcuni casi in cui un soggetto è tenuto ad amministrate, per le ragioni più disparate, una pluralità di patrimoni. Si pensi, ad esempio, a chi svolge un’attività imprenditoriale o a chi è socio di una società di persone, ebbene, in questi casi, i patrimoni da gestire sono due (ma in realtà potrebbero essere anche di più). In tali circostanze si cerca, generalmente, di trovare degli strumenti legali finalizzati a garantire una maggior tutela per entrambi i patrimoni ed evitare, ad esempio, che il creditore del patrimonio A, gestito da Tizio, possa aggredire anche il patrimonio B, gestito dallo stesso Tizio.

Conseguentemente, in questi casi è possibile distinguere tra:

  • tuo patrimonio personale, cioè tutti i beni che hai accumulato nell’area privata della tua vita e che non hanno a che vedere con l’azienda. Per esempio, il tuo orologio da polso oppure dei quadri che custodisci in casa;
  • il patrimonio aziendale, ossia tutti quei beni che fanno riferimento all’azienda stessa e che possono riguardare gli edifici, le attrezzature e più in generale tutti quei beni rapporti attivi e passivi necessari per porre in essere l’attività d’impresa.  A comporlo sono quindi dei beni di natura diversa: beni immobili, mobili, quote e partecipazioni societarie e altri beni reali.

Si tratta, in estrema sintesi, di due patrimoni che, almeno teoricamente, vivono di vita propria, tuttavia, in alcuni casi, potrebbero esserci dei “punti di contatto” tra di essi, ciò significa, in parole povere, che i debiti contratti, ad esempio, per lo svolgimento dell’attività d’impresa potrebbero incidere anche sul patrimonio personale.

2. La responsabilità patrimoniale generica

Come sopra anticipato, nel nostro ordinamento giuridico, ai sensi dell’art. 2740 c.c. esiste la cosiddetta responsabilità patrimoniale generica. Ciò significa che il patrimonio del soggetto debitore è “funzionalizzato” al soddisfacimento della pretesa creditoria. Non del singolo creditore, sia ben chiaro, bensì della pretesa dell’intero ceto creditorio (ovvero di tutti i soggetti che vantano un diritto di credito nei confronti del medesimo debitore) nel rispetto delle eventuali garanzie reali (come ad esempio pegno, ipoteca etc.).

Giunti a questo punto potrebbe sorgere spontanea la domanda: come faccio a soddisfare il mio credito se il debitore non dovesse essere collaborativo? Ovviamente non è possibile soddisfare da soli il proprio credito, è necessario, infatti, agire tramite esecuzione in forma specifica e le esecuzioni per espropriazione. Si tratta di strumenti coattivi predisposti dal legislatore e finalizzati al soddisfacimento della pretesa dei creditori nel caso in cui il debitore non volesse adempiere autonomamente.

 sarà, allora, possibile far fronte all’inadempimento del vincolo giuridico, in cui l’obbligazione si sostanzia

Abbiamo detto che sono tante le minacce che aleggiano attorno al patrimonio aziendale, vediamo di scoprire più nello specifico di cosa stiamo parlando.

3. Le minacce al patrimonio aziendale

Gli aspetti che dovrai tenere in considerazione sono molteplici. La vita aziendale è, infatti, fortemente influenzata sia da fattori interni, legati alla gestione e ai rapporti commerciali, che esterni, come crisi economiche o, come ci ha insegnato l’ultimo anno, anche sanitarie e sociali. Non a caso, con il varo del Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza, il legislatore ha deciso di avere un approccio più preventivo possibile al fine di ridurre il più possibile la liquidazione giudiziale (iter che ormai ha preso il posto del fallimento).

D’altronde è risaputo che svolgere un’attività d’impresa espone il soggetto imprenditore ad una intrinseca alea di rischio, la quale è determinata non solo dal settore in cui ha deciso di operare, ma anche da fattori esterni che spesso sono imprevedibili.

Uno dei principali timori che non di rado preoccupa l’imprenditore è quello legato al fallimento (oggi liquidazione giudiziale) e alla tua responsabilità, che può sforare sia nell’ambito civile che penale.

Tra l’altro un altro aspetto che dovrebbero considerare gli imprenditori non sono solo i potenziali rischi attuali ma anche, e forse soprattutto, i rischi a cui la propria organizzazione va in contro nel futuro prossimo. Un imprenditore diligente, infatti, dovrebbe pensare anche a predisporre, nei modi e nei limiti previsti dalla legge, il passaggio generazionale di azienda, in modo da evitare eventuali discontinuità nel periodo in cui ci sarà il cambio definitivo di gestione.

Da non sottovalutare mai sono anche gli attacchi cyber, tutti quei rischi che arrivano dalla rete e che coinvolgono molto più facilmente le aziende dei privati cittadini. Con il passare degli anni, infatti, le insidie patrimoniali si sono evolute ed oggi è fondamentale predisporre sistemi di protezione aziendali anche al fine di evitare eventuali pregiudizi derivanti da attacchi hacker.

Tra l’altro, con l’ingresso del GDPR nel nostro ordinamento, le aziende devono tutelarsi ancora di più dagli attacchi del web, per non mettere in pericolo tutti i dati dei clienti e dei collaboratori.

Infine, possono esserci minacce più grandi al patrimonio aziendale, legate all’andamento e alle eventuali crisi politiche ed economiche in cui potrebbe versare il Paese. Non bisogna dimenticare, infatti, che le imprese non vivono “avulse” dal sistema economico, anzi, l’andamento dell’economia non può non incidere sul benessere delle imprese stesse. Pertanto, ove possibile, al fine di far fronte ad eventuali periodi di “magra” o comunque non troppo floridi, potrebbe essere un’ottima idea predisporre delle “riserve” in bilancio al fine di avere una liquidità in caso di bisogno.

4. Tutela del patrimonio aziendale: come pianificare la strategia

Decidere quale strumento di tutela del patrimonio adottare per tutelare al meglio il patrimonio della propria azienda non è affatto una cosa semplice. La scelta, infatti, non può avvenire a caso, essa è il frutto di una strategia di pianificazione complessa, che non lascia spazio all’improvvisazione. Ecco perché può essere una buona idea rivolgersi ad un professionista del settore, come ad esempio un consulente o comunque una figura specializzata sia nel settore economico che giuridico.

È importante non appiattire il concetto di protezione del patrimonio aziendale con l’impedimento per i creditori di soddisfarsi sul patrimonio aziendale. La protezione patrimoniale, infatti, è qualcosa in più. Lo scopo dovrebbe essere quello di salvaguardare, sia nel breve che nel lungo periodo, tutto quello che hai creato e garantire che l’azienda possa andare avanti anche quando non ci sarai più o comunque quando deciderai di uscire di scena. Tuttavia, prima di passare in rassegna i vari strumenti predisposti dal legislatore al fine di proteggere il proprio patrimonio aziendale, è necessario analizzare quali possono essere le minacce patrimoniali più rilevanti.

5. Minacce di natura personale

Tuttavia, sarai sorpreso di scoprire quante altre minacce incombono sul tuo patrimonio aziendale, se non scegli di tutelarlo con tutti i mezzi che hai a disposizione.

Prima di tutto, possono verificarsi degli eventi legati alla tua persona. Il caso più grave è quello della tua morte, ma possono subentrare anche altre complicanze come la disabilità o dei gravi problemi di salute.

Subito dopo, arrivano i pericoli legati ai creditori e alle banche. Nel momento in cui la tua azienda si è fatta carico di un debito non ripagato, i creditori sono tenuti a rivalersi sul patrimonio aziendale per trovare soddisfazione.

Sempre riguardante il patrimonio aziendale, ma più legato alla tua sfera personale, sono tutte quelle minacce che derivano dalla famiglia. Un divorzio o una successione ereditaria possono compromettere sensibilmente quello stesso patrimonio che hai messo insieme con tanta fatica, vedendo più persone non competenti a contenderselo.

6. Gli strumenti per la tutela del patrimonio aziendale

Giunti a questo punto è chiaro, quindi, che i rischi concernenti il depauperamento del patrimonio aziendale sono sempre dietro l’angolo. Conseguentemente, ogni imprenditore dovrebbe pensare ad una strategia utile per ridurre al minimo eventuali perdite.

Ciò ovviamente non significa che il legislatore permetta a chi esercita un’attività d’impresa di mettersi al riparo eventuali azioni illecite poste in essere. La legge, infatti, offre solo degli strumenti di tutela che devono essere pur sempre utilizzati nel pieno rispetto dei diritti e degli interessi dei consociati.

Ecco alcuni strumenti utili per tutelare il patrimonio aziendale.

Vincoli di destinazione e trust per proteggere il patrimonio aziendale

Una delle modalità tramite le quali si assicura la tutela del patrimonio aziendale, è la costituzione di patrimoni separati, oggetto di segregazione patrimoniale. Creare delle masse patrimoniali distinte è sicuramente uno strumento che garantisce un’ottima tutela agli imprenditori. Questo perché non potranno essere aggredite da alcuni creditori. Più precisamente, grazie ad un vincolo di destinazione è possibile creare un patrimonio “segregato” il che significa che non può essere attaccato da creditori (salvo alcune azioni previste dalla legge, come ad esempio l’azione revocatoria).

Tali figure, comportano, allora, una deroga espressa al principio di universalità della responsabilità patrimoniale generica di cui all’art. 2740 c.c. Infatti, colui il quale realizza un vincolo di destinazione su taluni beni, automaticamente esclude detti beni dalla propria “massa patrimoniale”. Questo significa, in parole povere, che detti beni sono sottratti alla responsabilità generica citata.

6.1. Vincolo di destinazione

Come è possibile creare un vincolo di destinazione sui propri beni? Ebbene la norma di riferimento in questo caso è l’art. 2645 ter c.c. Con tale norma il legislatoreha introdotto nel nostro ordinamento la disciplina degli atti di destinazione patrimoniale. La riforma prevista dalla Legge 23 febbraio 2019, n. 51, ha inteso introdurre un istituto, in uso nella prassi, ma privo, fino ad allora, di fondamento normativo.

L’art. 2645 ter c.c., il quale testualmente recita: ” Gli atti in forma pubblica con cui beni immobili o beni mobili iscritti in pubblici registri sono destinati, per un periodo non superiore a novanta anni o per la durata della vita della persona fisica beneficiaria, alla realizzazione di interessi meritevoli di tutela (…) possono essere trascritti al fine di rendere opponibile ai terzi il vincolo di destinazione”.

Con tale strumento, quindi, si genera un patrimonio destinato, specifici beni confluiscono in una massa distinta dalla restante parte, sottratta a possibili aggressioni dei creditori. La norma prevede che tale atto sia posto in essere per perseguire interessi meritevoli di tutela dal punto di vista sociale.

Come anticipato, l’effetto giuridico più importante che deriva dall’atto di destinazione è la segregazione del bene interessato, ovvero, la sottrazione del bene stesso dalla responsabilità generale di cui all’art. 2740 c.c. Tuttavia, il legislatore ammette tale “eccezione” solamente per perseguire finalità che siano meritevoli di tutela. Ciò significa che li vincolo di destinazione, per poter nascere, deve perseguire finalità meritevoli di tutela come, ad esempio, creare un aiuto a persone disabili o con difficoltà economiche o fisiche.

L’atto di destinazione del patrimonio è espressione dell’autonomia negoziale, che si adopera al fine di costituire un rapporto di natura patrimoniale. Maggiori incertezze, invero, sussistono sulla natura unilaterale o contrattuale del negozio, che sembrerebbe, infatti, perfezionarsi con l’accettazione del beneficiario dell’atto stesso.

A prescindere dalla natura unilaterale o bilaterale, tale negozio può essere sia oneroso che gratuito. Esso muta la propria veste in considerazione degli interessi che intende perseguire, difatti è considerato in genere un negozio a causa variabile. Tuttavia, il più delle volte, si qualifica come atto a titolo gratuito.

6.2. Trust

Un istituto molto simile al vincolo di destinazione sopra descritto è il cosiddetto Trust. Si tratta di un particolare istituto ben noto nei paesi di tradizione di Common Law, tuttavia, con il passare degli anni, sta riscontrando un notevole successo anche nei paesi di Civil Law, come ad esempio l’Italia. In estrema sintesi,itrust è un negozio giuridico che permette al disponente di mettere al sicuro una buona parte dei suoi beni dandoli in gestione ad un soggetto chiamato trustee, il quale si obbliga a custodirli in favore dei beneficiari individuati dal disponente stesso.Anche in questo caso si manifesta quell’effetto di segregazione che caratterizza il vincolo di destinazione di cui all’art. 2645 ter c.c. Tant’è che una parte della dottrina, in realtà, ritiene che il vincolo di destinazione, in realtà, sia un vero e proprio “Trust” all’italiana.

Il negozio, tramite il quale dare vita ad un trust, può esser sia un atto tra vivi sia a causa di morte, a carattere unilaterale, differentemente da quanto si possa pensare non è un contratto. Indipendentemente dalla forma che si predilige, la Convenzione dell’Aja, come recepita nel nostro ordinamento, impone che siano garantite determinate funzioni.

L’effetto principale, come abbiamo già anticipato, è quello di segregazione. Infatti, beni del trust devono confluire in una massa distinta dal patrimonio del gestore. Non rileva, a tal proposito, la circostanza che i beni siano stati intestati a quest’ultimo o meno.

Tale aspetto acquista particolare rilievo, soprattutto per quanto attiene il rapporto con i creditori, in particolare la loro garanzia patrimoniale generica. Tramite il trust, si costituisce una forma peculiare di garanzia, in quanto questi beni costituiscono unpatrimonio vincolato allo scopo dedotto nel negozio.

Dato che il disponente può scegliere verso chi direzionare i beni oggetto del trust, si tratta di un ottimo strumento per garantire il passaggio generazionale all’interno dell’azienda.

Questo negozio si rivela vantaggioso anche a livello personale, ma lo è molto di più a livello aziendale perché, se quest’ultima dovesse cadere tra mani incompetenti, rischierebbe di fallire o di disgregarsi.

6.3. Affidati ad una società fiduciaria per proteggere il patrimonio aziendale

Esattamente come il trust, la società fiduciaria ti aiuta nel passaggio generazionale della tua azienda, ma anche nel tenere al sicuro il tuo patrimonio aziendale.Affidando il patrimonio aziendale ad una società fiduciaria, infatti, è possibile trasferire i propri beni ad un soggetto diverso (una società appunto) al fine di sottrarli dalle eventuali pretese dei creditori. Anche in questo caso, è bene sottolinearlo, non si tratta di uno strumento finalizzato a ledere i creditori, questi, infatti, possono tutelare la propria pretesa attraverso altre azioni disciplinate nel codice civile (in primis l’azione revocatoria).

La società fiduciaria ha la struttura di una vera e propria organizzazione societaria, la quale essa stessa svolge la funzione di gestione di beni per conto di un soggetto terzo, nonché all’amministrazione delle attività patrimoniali e finanziarie.

Quindi, un soggetto decide di affidare i propri beni, quote di partecipazione o attività finanziarie ad una società. Quest’ultima si assume l’impegno di amministrarli, secondo quanto pattuito con il soggetto interessato, detto fiduciante.

Rispetto all’istituto precedente, tuttavia, la società fiduciaria ha la peculiare caratteristica di non rivelare il tuo nome in relazione ai beni che hai deciso di affidargli. Ciò significa, in parole povere, che la società fiduciaria appare agli occhi dei terzi come la piena ed esclusiva proprietaria dei beni che ha ricevuto in gestione.

6.4. Un patto di famiglia per proteggere il patrimonio aziendale

Se non ti convincono i due strumenti di cui ti abbiamo parlato, nato con lo scopo precipuo di consentire un corretto passaggio generazionale dell’azienda, è il patto di famiglia

Il patto di famiglia è stato introdotto nel nostro ordinamento giuridico, sulla scorta della normativa sovranazionale, al fine di garantire agli imprenditori (o ai titolari di partecipazioni sociali) di programmare il passaggio generazionale della propria attività.

Prima dell’introduzione del patto di famiglia, infatti, era ampiamente discusso in dottrina su quale strumento utilizzare al fine di garantire il passaggio generazionale delle imprese. Ciò perché nel nostro sistema ordinamentale esiste un’ampia tutela dei cosiddetti legittimari, ovvero, i parenti più prossimi del de cuius (ovvero colui il quale è venuto a mancare) ai sensi degli art. 536 c.c. Gli imprenditori erano messi alle strette sia dalla normativa in materia di quota di riserva in favore dei legittimari sia dal divieto dei patti successori ex. art. 458 c.c. (ovvero, in estrema sintesi, il patto mediante il quale il legislatore dispone di un bene per il periodo in cui avrà cessato di vivere). Pertanto, uno dei pochi strumenti a loro disposizione era il testamento, ovvero, lasciare la propria azienda, tramite testamento appunto, ad un determinato erede. Tuttavia, tale disposizione non era “certa” poiché suscettibile di essere messa in discussione nel caso in cui fosse lesiva delle quote di riserva previste dalla legge. Onde evitare tutto ciò, il legislatore ha deciso di intervenire e di introdurre il patto di famiglia.

Il patto di famiglia, infatti, consente di concludere un accordo con i propri discendenti, al fine di trasferire proprio a loro l’azienda, con effetto dalla morte dell’imprenditore.

La figura è prevista all’art. 786 bis c.c., che stabilisce: “Il contratto con cui, compatibilmente con le disposizioni in materia di impresa familiare e nel rispetto delle differenti tipologie societarie, l’imprenditore trasferisce, in tutto o in parte, l’azienda, e il titolare di partecipazioni societarie trasferisce, in tutto o in parte, le proprie quote, ad uno o più discendenti.”

Lo scopo è proprio quello di dare continuità all’azienda e di farla cadere nelle mani di coloro che siano in grado di occuparsene, dal punto di vista dell’imprenditore stesso. Senza un istituto del genere, infatti, non sarebbe possibile nel nostro ordinamento programmare in modo sicuro il passaggio generazionale delle imprese. Questo, inevitabilmente, avrebbe comportato dei seri problemi. Ancora oggi, d’altronde, ove non si stipuli un patto di famiglia, infatti, l’azienda (o le quote sociali) cadono in successione e ciò significa che potrebbero pervenire a qualsiasi erede, senza prendere in considerazione chi sia effettivamente in grado di gestirla.

Tramite il patto si realizza una duplice funzione. Prima di tutto si evita la disgregazione dell’azienda, dopo la morte dell’imprenditore per volontà dei successori o per incapacità di portare avanti l’attività. Al contempo si scelgono i soggetti che dovranno succedere ed essere inseriti in azienda.

6.4.1. Natura giuridica del patto di famiglia

Ancora oggi, sia in dottrina che in giurisprudenza, è ampiamente discussa la natura giuridica di questo particolare strumento. Secondo alcuni, infatti, si tratterebbe di una sorta di divisione volta ad anticipare la successione dell’imprenditore. Tale tesi sarebbe confermata, secondo una parte della dottrina, dalla necessaria presenza, al momento della stipula, di tutti coloro che, ove si fosse aperta in quel momento la successione, sarebbero stati legittimari.

Altra parte della dottrina, invece, considera l’istituto in esame come una donazione modale. In poche parole, l’imprenditore, attraverso il patto di famiglia, dona in realtà la propria azienda ad un legittimario e, al tempo stesso, lo onera di liquidare gli altri legittimari con la somma pari alla quota che gli spetterebbe.

Infine, un’altra parte della dottrina tende a qualificare questo contratto come un contratto “tipico” con una causa propria, dunque, non qualificabile né come contratto di donazione né tantomeno come contratto di divisione.

Ad ogni modo, a prescindere dalle varie tesi, si tratta di uno strumento che permette agli imprenditori di programmare in tutta sicurezza, e nel pieno rispetto della legge, il passaggio generazionale dell’azienda e, conseguentemente, tutelare il patrimonio aziendale dai problemi derivanti dalla discontinuità aziendale.

6.5. Stipula un’assicurazione

Quando si parla di strumenti utili per tutelare il patrimonio della propria azienda da possibili rischi non è possibile non citare il contratto di assicurazione.

Se hai paura di ciò che potrebbe accadere alla tua azienda al momento della tua morte, o se tu dovessi contrarre una malattia invalidante, potresti stipulare una polizza vita.

I contratti con cui si stipulano le polizze assicurative rientrano nella particolare categoria di contratti aleatori. Con tale locuzione si identificano gli atti negoziali connotati, oltre che dalla necessaria alea economica, anche da un’alea giuridica

L’esempio più consueto di polizza assicurativa è l‘assicurazione sulla vita, disciplinata all’art. 1882 c.c. Il carattere aleatorio si identifica nel c.d. rischio demografico, cioè un evento futuro ed incerto legato alla vita dell’assicurato, come la morte o una malattia, di cui non si conosce il momento esatto della sua realizzazione. Il rischio, in poche parole, è un vero e proprio tratto caratteristico del contratto, anzi, ove non ci fosse non si potrebbe addirittura parlare di contratto di assicurazione.

Tuttavia, esistono anche le polizze danni, che ti coprono per problemi che possono insorgere dal punto di vista professionale e civile. Si tratta, in poche parole, di polizze assicurative finalizzate a coprire eventuali danni derivanti dallo svolgimento del proprio lavoro. In questo modo è necessario solamente pagare il cosiddetto premio, senza doversi preoccupare di dover pagare gli eventuali danni derivanti dal proprio lavoro

Per scoprire tutti i prodotti disponibili puoi contattare una compagnia assicurativa ed esporle il problema.

6.5.1. Proteggi il patrimonio aziendale con la Cyber Insurance

Ricordi che parlavamo della probabilità di attacchi informatici? La Cyber Insurance è una copertura assicurativa che ti consente di tutelare le imprese e gli utenti da tutti i rischi legati al lavoro connesso.

Attacchi al tuo sistema potrebbero arrivare da file scaricati, da una rete poco sicura, da documenti passati attraverso chiavette, ecc.

In genere, le assicurazione informatiche proteggono anche dai c.d. First-Party damages, come le interruzioni nella produzione. Invero, una delle più importanti implicazioni della polizza, è che essa copre anche i danni arrecati ai terzi, ossia i clienti che potrebbero eventualmente aver subito un pregiudizio da tali attacchi, che imputano all’azienda.

L’assicurazione copre anche le perdite finanziarie o i costi provocati, per esempio, da danni, furti o divulgazione non autorizzata dei dati, come pure il recupero dei dati.

La copertura assicurativa può anche essere estesa, fino a comprendere spese legali, minacce informatiche, spionaggio industriale e condotte pregiudizievoli dei dipendenti.

7. Brevi pillole e consigli

La tutela del patrimonio aziendale passa anche attraverso una buona gestione della stessa. A tal fine abbiamo pensato di offrirti, in chiusura del presente articolo, anche alcuni utili consigli per facilitarti nell’amministrazione, quindi, al fine di prevenire eventuali pregiudizi di natura patrimoniale.

Possiamo, allora, offrirti cinque consigli:

  • Prepara un business plan: tramite suddetto strumento potrai individuare gli obiettivi e le modalità con cui perseguirli, stabilendo anche un congruo budget e cercando di prevenire eventuali conseguenze;
  • la scelta della Banca: un altro importante momento nella gestione delle tue finanze, forse, attiene proprio alla fase iniziale, quando deciderai a quale banca affidarti. Dovrai, infatti, selezionare l’istituto che può offrirti i servizi che meglio si addicono alla tua attività imprenditoriale;
  • supporto PMI: dovrai cioè rivolgerti istituzioni e cercare iniziative dedicate al sostegno finanziario. A tal proposito numerosi progetti sono promossi dall’Unione Europea come il microcredito o i finanziamenti per l’imprenditoria femminile;
  • rapporti con altre imprese: una delle strategie maggiormente efficaci è quella di stringere collaborazioni con altre imprese, anche non attinenti al tuo specifico settore;
  • gestione scorte: una delle problematiche principali, che dovrai accuratamente pianificare, sono le scorte di magazzino, al fine di non accumulare troppa merce, che poi resterà invenduta.

Speriamo che tu ti sia fatto un’idea degli strumenti presenti sul mercato. Esattamente come questi ne esistono tantissimi altri che possono essere sfruttati in relazione al tuo caso concreto. 

8. Consulenza e assistenza legale per il tuo caso

Come avrai notato, la disciplina prevista in relazione alla tutela del patrimonio aziendale  è decisamente complessa poiché occorre valutare molti elementi e ponderare diverse opzioni per addivenire ad una scelta adeguata.

Proprio per questo motivo, al fine di proteggere e difendere al meglio il tuo Patrimonio, ti consiglio di completare il Modulo di contatto che trovi in questa pagina.

Un Professionista di ObiettivoProfitto.it saprà aiutarti nel migliore dei modi.

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