La tutela del patrimonio di impresa presuppone una valutazione complessiva dei rischi e dei pericolo che minacciano l’attività economica. Tale analisi presuppone una valutazione da un duplice punto di vista. Da un lato quella del debitore imprenditore che può vedersi minacciato dall’aggressione da parte dei creditori. Da altro quella dell’imprenditore creditore, che potrebbe incontrare non poche difficoltà nel recuperare i crediti di cui è titolare.
L’ordinamento ha espressamente previsto numerosi strumenti con i quali far fronte alle minacce. La difesa del patrimonio di impresa è, in primo luogo, assicurata da un sistema aziendale sano e organizzato, al riparo da possibili rischi.
Non di rado, infatti, la cattiva gestione dei flussi di cassa è foriera di crisi di liquidità. Queste, infatti, possono ben presto condurre all’insolvenza e quindi al fallimento. Come potrai constare, le due anime della tutela del patrimonio comunicano tra di loro, in maniera piuttosto evidente. Infatti, la mancata riscossione dei crediti di cui l’imprenditore è titolare, può ben presto divenire la causa dell’incapacità a far fronte agli oneri patrimoniali di cui egli è gravato.
A ciò si aggiungono gli ulteriori fattori esterni che possono pregiudicare il benessere della tua impresa, come ad esempio le crisi sociali ed economiche, nonché, talora familiari.
In questa sede vogliamo offrirti alcuni consigli su come proteggere la tua impresa. Per tali motivazioni ti invitiamo nella prosecuzione della lettura, in modo tale che potrai avere un quadro sintetico su quelli che sono gli strumenti per tutelare il patrimonio di impresa.
Come poc’anzi asserito, la tutela dei diritti di credito è uno step fondamentale per mettere al sicuro il tuo patrimonio di impresa. E’, infatti, fondamentale organizzare un piano di recupero crediti, al fine di prevenire eventuali squilibri nella gestione degli introiti e, di conseguenza, nei pagamenti che l’imprenditore a sua volta è chiamato ad eseguire.
Il patrimonio dell’impresa può, invero, essere messo in pericolo in vario modo. Oltre la sopracitata deficienza di liquidità derivante da un mancato recupero dei crediti, l’imprenditore deve prestare attenzione anche all’attività svolta dai suoi concorrente.
Non di rado, accade che vengano poste in essere condotte scorrette di concorrenza sleale, che possono sottrarre alla tua impresa una fetta importante di mercato.
Proprio per tale ragione che ti invitiamo a prestare attenzione ai numerosi fattori di rischio che potrebbero interporsi sul cammino della tua impresa, metto a repentaglio il tuo patrimonio.
Nel paragrafo precedente abbiamo menzionato il fenomeno della concorrenza sleale. Ad oggi esso ha assunto una considerevole rilevanza. Oltre alla tutela riservata all’imprenditore del codice civile, anche la legislazione speciale ha dedicato attenzione ad eventuali pratiche scorrette lesive della concorrenza e del mercato.
Agli artt. 2598 ss c.c., definisce la fattispecie in questione. La concorrenza sleale è la condotta per mezzo della quale un imprenditore utilizzando direttamente o indirettamente quei mezzi, o tecniche, difformi al principio di correttezza professionale, può danneggiare un’azienda concorrente.
La disciplina della concorrenza sleale è legata a quella dei segni distintivi, ossia i marchi e brevetti. Il primo di essi costituisce un diritto esclusivo sull’uso di un segno in relazione ai prodotti e servizi, che il titolare ha proceduto a registrare. Mentre con brevetti si intende un diritto esclusivo concesso per la protezione di un’invenzione, prodotto o procedimento, per la gestione dei suddetti.
Oltre all’utilizzo illegittimo dei predetti segni distintivi, altre imprese potrebbero assumere attegiamenti riconducibili al c.d. abuso influenza dominante. Con essa si identifica quella condotta integrata da altra impresa, che sfrutta la propria posizione economica per limitare o rendere difficoltosa la permanenza di altre attività sul mercato.
La tutela del patrimonio aziendale è, come puoi constatare, sicuramente molto complessa, nei seguenti articoli intendiamo offrirti alcuni ulteriori consigli:
Abbiamo più volte citato, uno dei rischi principali per il tuo patrimonio di impresa, è quello dell’insolvenza dei debitori. La cattiva gestione dei flussi di denaro potrebbe pregiudicare seriamente la tua stessa capacità di adempiere alle tue obbligazioni. Il patrimonio potrebbe, infatti, facilmente divenire incapiente.
Indurre i debitori al pagamento potrebbe essere molto più difficile di quanto sembri, proprio per questo che una delle migliori strategie è quella preventiva.
Tale operazione può essere assegnata sia ad un legale che ad una società che si occupa specificamente di recupero crediti. Questa potrà essere espletata o mediante azione giudiziale o stragiudiziale.
La prima, costituente un rimedio “estremo” a cui ricorrere, consta di alcuni passaggi e momenti fondamentali. Le fasi della procedura di recupero comportano:
Non solo l’inadempimento dei debiti comporta la necessità di recuperare le somme non pagate. In questo caso, infatti, è necessario adoperare un rimedio anche avverso al contratto, fonte del rapporto obbligatorio.
Questo, salvo previsioni pattizie, resterà in vita fin quando non ti attiverai per eliminarne gli effetti, in modo tale che non sarai tenuto al pagamento della controprestazione.
In presenza di un contratto a prestazioni corrispettive, laddove vi sia inadempimento di una parte, la controparte potrà difendersi usando diverse strategie:
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Laddove ogni altro strumento di recupero del credito risulti infruttuoso, dovrai necessariamente ricorrere alla procedura fallimentare. Il creditore imprenditore al fine di tutelare il patrimonio aziendale potrà fare istanza per avviare la procedura.
L’istanza di accesso è subordinata al ricorrere di alcuni presupposti. In primo luogo è necessario che sussista lo stato di insolvenza del soggetto, e quindi l’incapacità patrimoniale dell’imprenditore.
La tua pretesa creditoria può esser fatta valere mediante l’insinuazione al passivo. Al fine di ottenere il pagamento, la presente domanda costituisce un atto dovuto. Questa può essere presentata autonomamente da ciascuno degli aventi diritto nella forma del ricorso.
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La tutela del patrimonio di impresa deve esser esaminata sotto un duplice profilo. Nei paragrafi precedenti abbiamo analizzato gli strumenti a disposizione del creditore, nei seguenti invece cambieremo ottica, cercando di individuare gli istituti a presidio dell’interesse del debitore.
Quest’ultimo ha la pretesa principale a che il suo patrimonio non venga aggredito e disgregato dai creditori. La difesa del debitore è, in primo luogo, assicurata da un sistema aziendale sano e organizzato, al riparo da possibili rischi. Invero sono molti gli eventi che possono comportare una crisi di impresa, quindi l’insolvenza, fattore pericoloso che può condurre rapidamente al fallimento.
Proprio per tale ragione vogliamo offrirti una serie di strumenti per tutelare il tuo patrimonio aziendale.
La crisi di impresa è il momento di massima crisi per la tua attività economica. I fattori scatenante sono numerosi e non sempre di facile individuazione. Innanzitutto, la crisi di liquidità è la principale causa del dissesto dell’impresa. Essa essere l’inevitabile conseguenza di lunghi periodi di crisi economica. In molti casi le imprese mal gestiscono le proprie possibilità e flussi di cassa.
Sono molteplici, invero, gli strumenti per far fronte alla crisi.
Innanzitutto ti consigliamo di ricorrere a delle forme di finanziamento sia con capitale proprio che mediante capitale di terzi. Alla prima categoria, sicuramente la meno nota, appartengono figure come l’aumento di capitale gratuito, che avviene con aumento del valore delle partecipazione e azioni. Mentre per quanto riguarda le seconda categoria consiste nel ricorso a forme di finanziamento bancario o di istituti di crediti.
In seconda istanza, ti consigliamo di porre in essere una strategia che comporti anche il ricorso a istituti giuridici, come il trust o i vincoli di destinazione che consentono di creare patrimoni destinati, non aggredibili dalla generalità dei creditori.
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Il fallimento è causa di estinzione definitiva delle impresa. Per tutelare il tuo patrimonio aziendale ti consigliamo di ricorrere a strumenti preventivi che ti consentano di scongiurare quest’esito definitivo e pregiudizievole per la tua attività economico.
Tra le figure che ti possono tornare particolarmente utili, vi è accordo di ristrutturazione del credito è uno strumento di difesa del debitore imprenditore. Questo si sostanzia in un accordo privatistico tra l’imprenditore in crisi e i creditori che decidono di aderirvi, che rappresentino almeno il 60% dei crediti d’impresa. Tale valore viene considerato in relazione all’importo dei crediti, non quindi al numero dei creditori.
Il concordato preventivo presenta caratteristiche affini all’accordo di ristrutturazione, che come l’ipotesi precedente prevede un piano di ristrutturazione dei debiti, nella misura almeno pari al 20% dei rapporti obbligatori.
Il fallimento, dunque, deve essere l’ultimo atto, a cui ricorrere solo ove non sia possibile fare altrimenti.
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Al fine di tutelare il patrimonio aziendale devi tentare di prevenire eventuali condotte illecite che possono essere foriere di responsabilità civile. Il risarcimento danni è uno dei principali strumenti che concorre a garantire l’effettività ed efficacia della tutela giurisdizionale.
La tutela civilistica potrebbe prendere anche forme peculiari connesse all’attività espletate. In specie distinguiamo:
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Infine, per tutelare il tuo patrimonio di impresa dovrai adottare un’organizzazione idonea al fine prevenire la commissione di alcuni reati, i c.d. reati societari. La legge 231/2001 ha introdotto una responsabilità del terzo tipo, tra diritto penale e amministrativo, la quale ha dovuto adeguarsi alla natura di persona giuridica del soggetto agente. Ad esso si applicano i principi di diritto penale, in particolare per quanto attiene le garanzie e le norme sul processo, trovando tuttavia talora applicazione le norme di diritto amministrativo.
La stessa l. 231/2001 adotta un sistema di responsabilità misto. Le norme da un lato valorizzano il ruolo dei dipendenti autori effettivi del reato presupposto, da altro quello dell’ente responsabile di un illecito autonomo, maggiormente affine a quello amministrativo.
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