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Nel momento in cui una persona fisica muore, si lascia alle spalle il cosiddetto patrimonio ereditario costituito da tutti i suoi beni, i quali passano nella disponibilità di altri soggetti per successione a causa di morte.
Secondo la legge italiana, dopo la morte del de cuius, il suo patrimonio si trasferisce ai successori per testamento o per legge.
Tuttavia, i soggetti chiamati a concorrere all’eredità non sono obbligati ad accettarla.
Esiste infatti il caso in cui un successore, per una propria libera scelta, decida di non accettare l’eredità che gli spetterebbe.
In questo caso possiamo parlare di rinuncia all’eredità.
L’atto necessita di una manifestazione espressa e, proprio per questo motivo, la legge italiana ha compiutamente regolato l’istituto della rinuncia all’eredità.
Vediamo cos’è, come è possibile esprimerla e quali sono le conseguenze.
Cos’è la rinuncia all’eredità?
La rinuncia all’eredità è la chiara manifestazione di un erede di non voler accettare la quota ereditaria che gli spetterebbe in base alla successione. Deve essere fatta mediante una dichiarazione ricevuta dal notaio o dal Tribunale competente, in riferimento all’ultimo domicilio del defunto.
Per poter rinunciare all’eredità, quindi, l’erede deve effettuare una dichiarazione formale.
Ma come mai un erede dovrebbe sentire la necessità di rinunciare ad un’eredità che gli spetta?
La risposta è molto semplice.
Perché rinunciare all’eredità?
Alla morte, il de cuius lascia dietro di sé il suo patrimonio costituito da crediti ma anche da debiti.
Nel momento in cui i debiti risultano maggiori rispetto ai crediti, per i successori non sarebbe per nulla conveniente accettare l’eredità, per arrivare a perdere più di quello che guadagnerebbero.
In questo caso, quindi, è più vantaggioso operare una rinuncia all’eredità.
Qual è la procedura di rinuncia all’eredità?
Abbiamo già accennato al fatto che la rinuncia all’eredità dev’essere espressa dal soggetto interessato mediante una formale dichiarazione che può essere resa ad un notaio oppure al cancelliere del Tribunale competente.
Ci sono tre elementi fondamentali che la dichiarazione non deve contenere per poter essere valida:
- Non devono essere previste condizioni relative all’asse ereditario o al comportamento degli altri eredi;
- Inoltre, non devono essere previsti termini, ossia non si può rinunciare all’eredità per un periodo per poi accettarla (a meno che non si segua una procedura specifica che vedremo a breve);
- Non devono essere presenti limitazioni, nel senso che la rinuncia non può essere parziale, deve essere totale.
Inserendo uno di questi elementi, la dichiarazione dev’essere considerata automaticamente nulla. Se, diversamente, viene riconosciuta come valida, sarà inserita all’interno del Registro delle successioni presso il Tribunale competente.
Attenzione! La rinuncia deve essere necessariamente gratuita perché, se dovesse avvenire dietro corrispettivo, sarebbe subito commutata nel suo contrario, ossia in un’accettazione della stessa.
I documenti necessari
Nella pratica, per poter rinunciare all’eredità servono i seguenti documenti:
- Il certificato di morte;
- Una copia del testamento (se esistente);
- Un documento di riconoscimento;
- Il codice fiscale sia del defunto che del rinunciante;
- La nota di iscrizione a ruolo;
- 1 marca da bollo di € 16;
- Il versamento di € 200 per la registrazione da versare una volta che l’atto sia stato redatto.
I maggiorenni possono presentarsi direttamente presso l’autorità scelta, mentre i minori devono essere accompagnati da entrambi i genitori. Per gli interdetti, inabilitati o per i soggetti sottoposti ad amministrazione di sostegno serve una copia dell’autorizzazione emessa dal Giudice Tutelare.
I termini per la rinuncia
Per la rinuncia all’eredità va rispettato lo stesso termine vigente per la sua accettazione, ossia 10 anni dal giorno in cui è morto il de cuius.
Tuttavia, questo termine può anche essere accorciato facendone richiesta al Tribunale competente. Viene esperita un’azione interrogatoria al termine della quale, se non è stata formalizzata una dichiarazione, il chiamato perde definitivamente il diritto di accettare.
L’effetto della rinuncia all’eredità
Dopo aver espresso la propria rinuncia tramite dichiarazione, questa assume valore retroattivo al momento in cui è stata aperta la successione.
In definitiva, è come se l’erede non fosse mai stato tale.
Nonostante questo, rimangono attivi 2 diritti in capo al soggetto che ha rinunciato:
- Può tenere ciò che ha ricevuto per mezzo di donazione;
- Se nei suoi confronti è stato disposto un legato può domandarlo fino a coprire la porzione massima.
La decadenza dal diritto di rinuncia
Nel caso in cui l’erede che intende rinunciare abbia preventivamente sottratto o nascosto dei beni facenti parte dell’asse ereditario, automaticamente decadrebbe il suo diritto alla rinuncia.
La revoca della rinuncia
Nonostante abbia rinunciato, il soggetto interessato può comunque revocare la sua decisione entro il termine di 10 anni.
Questo è possibile solo se, nel frattempo, nessun’altro soggetto si sia appropriato dell’eredità lasciata.
La revoca della rinuncia, diversamente da quanto accade per la rinuncia stessa, non richiede un atto formale ma sono sufficienti delle manifestazioni di accettazione tacita.
Cosa succede all’eredità?
L’erede che ha ufficialmente rinunciato alla sua parte di eredità la libera in favore degli altri successori.
A questo punto è necessario fare una divisione sulla base della tipologia di successione:
- Nella successione ereditaria la parte liberata viene equamente divisa tra i coeredi, se presenti, a meno che il defunto non abbia nominato un sostituto mentre, nel caso in cui non vi siano coeredi, si apre la successione legittima;
- Anche nella successione legittima, se sono presenti altri coeredi, la parte liberata viene equamente divisa tra questi. Se vi sono discendenti, loro hanno il diritto di accettare la quota rinunciata dall’ascendente per rappresentazione.
L’impugnazione della rinuncia all’eredità
La rinuncia all’eredità, in alcuni casi, può anche essere impugnata sia dal soggetto stesso che ha dichiarato la sua volontà a rinunciare, sia dai suoi creditori:
- Colui che ha rinunciato può impugnare la rinuncia se questa gli è stata imposta con violenza o dolo e deve essere fatta entro 5 anni dal momento in cui è stata scoperta;
- I creditori del rinunciante possono impugnare la dichiarazione per potersi soddisfare sui beni ereditari facendo una richiesta al Tribunale competente il quale può autorizzarli ad accettare l’eredità in nome e per conto del debitore, sempre entro 5 anni dalla dichiarazione di rinuncia.
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